Sabato 10 giugno 2017 San Landerico di Parigi, vescovo, m. 656
Vangelo secondo Marco 12,38-44
In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
RICCHI E POVERI
La carità e la povertà, in che cosa consistono? Chi può fare grandi elargizioni, le faccia. Chi vuol vivere la povertà, sia serio con questa scelta. La via di Gesù è un’altra. Non quella dell’abbondanza dei conteggi bancari o degli onori di piazza. Gesù guarda il cuore. Quel che fa vivere non è la quantità dei soldi, ma l’affidamento a Dio. Troppi calcoli chiudono il cuore e creano affanno. La povera vedova del Vangelo è una sfida. Per tutti, ricchi e poveri.
Venerdì 9 giugno 2017, Sant’Efrem Siro, diacono e dottore della Chiesa, 306-373
Vangelo secondo Marco 12,35-37
In quel tempo, insegnando nel tempio, Gesù diceva: «Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide? Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo:
“Disse il Signore al mio Signore:
Siedi alla mia destra,
finché io ponga i tuoi nemici
sotto i tuoi piedi”.
Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?».
E la folla numerosa lo ascoltava volentieri.
FIGLIO E SIGNORE
E’ in gioco l’autentica identità di Gesù: ‘figlio’ del re Davide, cioè suo discendente, oppure ‘Signore’ di Davide, cioè superiore a uno dei più grandi personaggi di Israele? Gesù aveva osservato di essere ben più del re Salomone che la regina di Saba ammirava; più del profeta Giona riconosciuto dagli abitanti di Ninive. Potremmo continuare: più di qualsiasi potente o di qualsiasi genio. Come gli apostoli dopo la tempesta sedata ci domandiamo: “Chi è dunque costui al quale i venti e il mare obbediscono?”
Impariamo a vivere dal Vangelo! Buona giornata.
Giovedì 8 giugno 2017, San Giacomo Berthieu Sacerdote gesuita, martire, Francia 1830- Madgascar 1896
Vangelo secondo Marco 12,28-34
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio».
E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
DOPO IL PRIMO TUTTI GLI ALTRI
Togliete il primo comandamento, cade anche il secondo; cadono il terzo e il quarto, cadono tutti. Non solo i comandamenti; cadono l’ordine delle cose e delle persone, il senso della vita e della morte, l’amore e la speranza, il presente e il futuro. Pietra dopo pietra, frammento dopo frammento. Rimane solo l’individuo e alla fine anch’esso decade nel nulla. Lo documenta la storia in corso. Grazie, Gesù, perché ci fai ricominciare, donandoci ogni giorno la tua presenza e i tuoi comandamenti.
le devozioni e la fede
LE STRADE DELLA FEDE
Un popolo di devozioni attraversa la nostra terra, come rigagnoli che si spandono nel sottosuolo, affiorano nei campi e nei prati ed escono a grappoli dalle fessure del terreno. Devozioni alla Madonna e ai Santi, mese di maggio e di giugno, Madonna di Lourdes e di Medjugorje, sant'Antonio di Padova e Sacro Cuore, processioni e Santi Patroni. Scaffali girevoli carichi di libri e libretti invadono le librerie annesse ai santuari, siti internet aggiornano su tutte le devozioni di ciascun mese; novene e tredicine, rosari e coroncine, canti e preghiere percorrono tutte le vie della terra e forse anche quelle del cielo. La globalizzazione della fede fa parlare tutte le lingue e porta in casa tutte le immagini. Suore messicane e indiane, preti africani e polacchi, pellegrinaggi spagnoli e tedeschi, un mescolamento di racconti, miracoli, una fioritura di bollettini e di grazie ricevute e domandate, simili alle piante e alle erbe cresciute spontanee nella vigna di Renzo, si intrecciano e si sovrappongono, in altalena dentro e sopra e sotto il calendario liturgico. ...continua a leggere "le devozioni e la fede"
7 giugno 2017, Sant’Antonio Maria Gianelli vescovo, La Spezia 1789- Piacenza 1846
Vangelo secondo Marco 12,18-27
In quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».
IL DIO DEI VIVI
Vorremmo calcolare la vita eterna con le stesse misure della vita terrena. Non riusciamo a immaginare il tipo di vita e il livello di felicità che segue alla risurrezione dei morti. Nel regno dei cieli non svaniranno i legami affettivi già vissuti, ma verranno immersi nel mare dell’infinita pienezza della vita divina: la profondità del Padre, l’immagine perfetta del Figlio, l’amore pieno dello Spirito Santo. Quello che abbiamo ricercato e desiderato, troverà una risposta senza misura.
Martedì 6 giugno 2017, San Norberto vescovo, Germania 1085-1134
Vangelo secondo Marco 12,13-17
In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso.
Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?».
Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono.
Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio».
E rimasero ammirati di lui.
IN FACCIA A DIO
Le tasse, allo Stato o a chi di dovere, si pagano, ovviamente. Non altrettanto semplice è corrispondere ai doveri verso Dio, che non corrono semplicemente in parallelo a quelli dello Stato. Stato e singolo individuo non possono rivendicare leggi e ordinamenti che vanno contro la legge inscritta da Dio creatore nella natura delle cose e nel cuore delle persone. Dio e la sua legge sono regola suprema per il bene di ogni uomo e di ogni gruppo sociale. Gesù ci mette tutti in faccia a Dio.
Lunedì 5 giugno 2017 – San Bonifacio, vescovo e martire, 673-754
Vangelo secondo Marco 12,1-12
In quel tempo, Gesù si mise a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti, agli scribi e agli anziani]:
«Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Al momento opportuno mandò un servo dai contadini a ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. Ma essi lo presero, lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. Mandò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. Ne mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li bastonarono, altri li uccisero.
Ne aveva ancora uno, un figlio amato; lo inviò loro per ultimo, dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma quei contadini dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra”. Lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.
Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri. Non avete letto questa Scrittura: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”?».
E cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. Lo lasciarono e se ne andarono.
UNA STORIA DRAMMATICA
Concluso con la Pentecoste il tempo pasquale, riprendiamo il cammino del tempo ordinario della Chiesa con una parabola che riassume la storia di Dio con gli uomini. Dio ha piantato la vigna del mondo e l’ha donata da custodire agli uomini. La parabola ricorda i tanti suoi interventi, fino alla visita del Figlio amato, Gesù. Costui, rifiutato e ucciso, diventa la pietra d’angolo del nuovo regno, e della nostra stessa vita. Questa dramma accompagna la nostra libertà. L'esperienza vissuta ci provoca ad accogliere oggi il Figlio Gesù.
Pentecoste – Omelia della Vigilia
4 giugno 2017 – Domenica di PENTECOSTE
Vangelo secondo Giovanni 20,19-23
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
QUEL SOFFIO DELLA PASQUA
Un soffio, un vento, una corrente di vita. Pasqua non è appena un sepolcro vuoto. Non basta aver restaurato la Basilica del Santo Sepolcro, come è avvenuto recentemente, individuando la lastra di marmo sulla quale era stato deposto il corpo morto di Gesù. La mattina di Pasqua Gesù non viene appena ridestato alla vita, come Lazzaro. Gesù risorto appartiene già a un altro mondo e rientra nel nostro mondo come un vento di primavera, come una sorgente nuova, come un sole che irradia. Si presenta nel cenacolo a porte chiuse e soffia sugli apostoli; parla e comunica un fiume di misericordia che percorrerà il mondo. Il risorto irradia lo Spirito che lo unisce al Padre, lo Spirito che dà la vita. E’ lo Spirito di misericordia che risana le ferite e riabilita le energie. La vita riprende, la speranza rinasce, l’unità tra le persone si ricompone. La Pentecoste di ogni anno, lo Spirito di ogni domenica, il soffio di ogni mattino rilanciano il corso della nuova creazione.