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L'Ascensione
(Mons. Luigi Giussani)
La giornata di oggi è l'inizio del nostro destino di uomini, ciò per cui ognuno di noi, l'umanità è stata fatta. Questo destino di felicità, armonia esuberante di tutto il cosmo per il Primo di noi si è già avverato. Egli è già nella felicità che sarà di tutti con il corpo nella scadenza che Dio fisserà. Il mistero dell'Ascensione segna questo inizio. Gli Apostoli senza capirlo bene, con un'adesione fedele, rimasero pieni di gioia. Con il cuore pieno, nella lontananza, anche noi sappiamo che è gioia. È mistero, ma mistero di gioia. Questo destino, il mistero di oggi, è ciò per cui Egli compì la Sua missione, restò nel silenzio, nel nascondimento di trent'anni, in quella lunga tensione, nella lotta con gente cattiva e ignorante, nella Sua morte. In ogni momento della Sua vita era questo giorno la componente ultima, visse per questo giorno, per porre così la parola fine. Destino Suo e per ognuno di noi, per ogni nostro corpo, per ogni nostra anima, così intero sarà questo mistero di Ascensione.
Ci sconcerta, è quasi un peso, quando la nostra coscienza si lascia così facilmente andare. Ogni volta che ci alziamo la mattina dovrebbe riapparirci questo mistero. Egli ascese al cielo per porre l'inizio al compimento del Suo regno. Per tutti si avveri questo regno. Nel primo svegliarsi - peso, disagio, lavoro da riprendere - ci deve venire in mente il destino di questa fatica, che razionalizzi la sensazione iniziale con cui ci svegliamo. «Mando voi fino agli estremi confini della terra». Andandosene come fenomeno umano, ha lasciato il compito a noi (per questo gli Atti chiamano a uno a uno per nome gli Apostoli), il compito di essere Sua carne, Sua parola, Sua presenza. Esiste con certezza la proclamazione della felicità dell'uomo - «Io sarò con voi fino alla fine dei tempi» -, miracolo di resurrezione, di tempra che si crea all'improvviso. I l corpo mistico di Cristo in noi continua.

 

Vangelo secondo Matteo 28,16-20

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

DOVE VA? DOVE VIVE?

Nel momento della sua uscita dal mondo, Gesù annuncia: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". Dove e come Gesù è con noi? La sua voce risuona sulla spiaggia e diventa cheta nei dialoghi in casa, gli occhi scrutano annunciando un cuore che ama, la figura d’uomo cammina, si stanca, siede sul pozzo, mangia, beve, dorme, prega, e infine abbandona i discepoli, che lo vedono letteralmente salire al cielo. Dove va? come rimane tra noi? Il mondo dice che Dio non c'è: troppo presto si è esaurita la venuta in terra del Figlio Gesù.
Quei primi uomini rimangono segnati. Continuano la sua opera, compiono le sue azioni, riprendono il percorso della sua vita, morte, risurrezione nella vicenda della loro stessa vita, nell'azione battesimale e nelle opere della carità. Il corpo di Cristo risorto non rimane delimitato nei contorni della sua figura fisica. Abita il cielo e si irradia come il sole che illumina e riscalda, come la pioggia che fa fiorire la campagna. Il vento dello Spirito lo fa vivere nella Chiesa e lo espande nel mondo. Occorre continuare a ricercare i segni della sua presenza.

 

 

Il CIELO APERTO

Gesù è sempre più esplicito nel riferire la sua vita al Padre. Egli apre anche per i discepoli la strada che conduce al Padre, rendendola semplice e profondamente umana. Basta guardare Gesù, amare Lui, chiedere nel suo nome e il Padre riversa su di noi la vita e la gioia. La fede è dunque un rapporto, una iniziativa di Dio che si china su di noi, ridesta la nostra libertà e la nostra attrattiva, per portare a compimento il nostro desiderio di felicità. ...continua a leggere "Sabato 27 maggio 2017 – Sant’Agostino di Canterbury, 534-604"

IL PIANTO E LA GIOIA

Quello che ci fa ridere o piangere è diverso a seconda che seguiamo Gesù o il mondo. Il paragone usato dal Vangelo è tenero e grandioso: nel dolore del parto la donna partorisce un bimbo. Nel dolore della croce Gesù genera un mondo nuovo. La sua sofferenza, e ogni sofferenza che vi partecipa, genera vita e produce gioia. Il mondo cristiano è pieno di testimonianze che lo documentano. San Filippo Neri, santo della gioia, ne rappresenta uno degli esempi più vivaci.   ...continua a leggere "Venerdì 26 maggio 2017 – San Filippo Neri 1515-1595"

NOSTALGIA DI LUI

Quanto durerà questo ‘un poco’, durante il quale non vediamo il Signore e viviamo appesantiti dalle angustie del tempo? Quando arriveremo a vederlo e torneremo a gustare la gioia della sua Presenza? L’attesa è fruttuosa in due direzioni: ci sollecita a liberarci da tutto ciò che è vuoto e logora l’anima; ci sospinge a utilizzare il bene che è in noi e il bene che ci circonda. La ‘nostalgia’ di Lui e il desiderio della sua Compagnia non ci spegne, ma ci fa vivere e ci lancia. ...continua a leggere "Giovedì 25 maggio 2017 – San Beda Venerabile, sacerdote e dottore della Chiesa, 672-735; Santa Maria Maddalena De’ Pazzi, vergine, Firenze, 1566 – 1607"

TUTTA LA VERITÀ

La vita è una continua scoperta. Non bastano gli occhi e l'intelligenza e tutta la scienza umana. Gesù ha alzato il velo sull'orizzonte del senso intero della vita e sul continente della divinità. Ha svelato il Dio che è Ragione suprema e Amore infinito. Così ha aperto la strada alla scoperta della verità tutta intera. Dobbiamo ancora tanto camminare, con la guida e il suggerimento dello Spirito della verità che Egli manda agli uomini quando sale al Padre. ...continua a leggere "Mercoledì 24 maggio 2017 – Madonna Ausiliatrice"

E DOPO?

Cosa è accaduto dopo? Dopo i saluti e i discorsi di Gesù riferiti nel Vangelo di Giovanni alla tavola dell'Ultima Cena; dopo che i suoi piedi si sono staccati da terra ed è stato visto elevarsi al cielo e sparire dietro le nubi. Che cosa ê successo agli apostoli dopo che hanno smesso di guardare con il naso all'insù? Gesù non è più una compagnia quotidiana, un amico da guardare, da seguire dovunque vada, al lago o al paese, a Gerusalemme o a Gerico. Dopo che è uscito dal mondo, i seguaci continuano a cercarlo. Dove? Non più tra le pietre della tomba nuova e vuota, né tra le nuvole che si aprono a mostrare il cielo.
Lo vanno a cercare dove l'apostolo racconta la sua vita e riunisce il popolo, dove si compiono i miracoli e le azioni della carità. Lo cercano le persone che lo amano e desiderano, lo invocano e attendono. Percepiscono che la sua presenza si è dilatata, ma non si impone allo stesso modo della sua figura fisica, né è riconoscibile attraverso un'azione programmata. Si potrà salire sull'albero imitando Zaccheo o entrare nella sala del convito con la peccatrice a profumargli i piedi? ...continua a leggere "Verso l’Ascensione del Signore"

LA PRESENZA DILATATA

I discepoli esprimono più la tristezza per la partenza del Maestro, che non la gioia per la sua glorificazione. Di fronte a Gesù che si allontana, siamo presi della stessa sensazione. Ma Gesù insiste. “E’ bene per voi che me ne vada”. Perché? La partenza di Gesù non toglie la sua presenza dal mondo, ma permette allo Spirito Santo di diffonderla attraverso suo Corpo che è la Chiesa. Lo Spirito compie sul mondo il giudizio che condanna il male. ...continua a leggere "Martedì 23 maggio 2017 , San Giovanni Battista De Rossi, Genova 1698-1764"