Martedì 22 marzo 2016 – San Basilio di Ancira sec. IV; Santa Lea, sec IV
Vangelo secondo Giovanni 13,21-33.36-38
In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà».
I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. ...continua a leggere "Martedì 22 marzo 2016 – San Basilio di Ancira sec. IV; Santa Lea, sec IV"
Quella VIA CRUCIS – lunedì 21 marzo – in solitaria e in comunione
Occorre venire trascinati dentro, come il Cireneo. Si viene dai propri lavori, dai contrasti e contraddizioni, e si è buttati dentro un'altra cosa, più grande, più vera, più consistente. Trascinati in un'altra strada, presi da un altro legame.
Come chi, mosso da circostanze esteriori, si ritrova attratto da un amore: così deve essere stato per Maria, per Veronica, per le donne, per Giovanni. Non avrebbero potuto essere altrove, con il corpo e con il cuore. Lì interamente, a guardare. Non ho guardato volti e nemmeno la croce. Sentivo. Le parole del Vangelo, consuete e nuove, e poi le parole trafiggenti di Giussani, lette una partecipazione che ne diceva la verità. Sentivo le parole della vocazione, del volto. Che cosa sono io senza quel volto, senza questa storia che è nata da Lui e per fare incontrare Lui? Senza questa verità che mi raccoglie dalla distrazione, dalle tensioni, dalle divisioni. ...continua a leggere "Quella VIA CRUCIS – lunedì 21 marzo – in solitaria e in comunione"
Lunedì 21 marzo 2016 – San Nicola di Flue 1417-1487
Vangelo secondo Giovanni 12,1-11
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Làzzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Làzzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo.
Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.
Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».
Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Làzzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Làzzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.
GESU’, L’AMICO
Mancano sei giorni a Pasqua, come oggi. Casa di Betania, ospitale per Gesù, a breve distanza da Gerusalemme, a un corto intervallo dalla sua passione e morte. E dalla risurrezione. Restiamo commossi o scandalizzati dal gesto della donna? Gesù aveva bisogno di quell’accoglienza, di quella carezza, di quel profumo, di quell’amicizia. Egli non è un soldato che va coraggiosamente in guerra, non è un automa che affronta imperterrito il pericolo. Gesù è un uomo che ama, ed è amato: disposto a dare tutto se stesso, ma quanto consolato dal gesto dell’amicizia!
Omelia – Domenica delle Palme – 20 marzo 2016
DOMENICA DELLE PALME
Entriamo nella SETTIMANA SANTA attraverso la porta che è Cristo, percorrendo la strada che è Cristo, per raggiungere il traguardo che è Cristo….
Buona DOMENICA DELLE PALME!!
Don Angelo
20 marzo 2016 – Domenica delle Palme
Vangelo secondo Luca 19,28-40
In quel tempo, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo qui. E se qualcuno vi domanda: “Perché lo slegate?”, risponderete così: “Il Signore ne ha bisogno”».
Gli inviati andarono e trovarono come aveva loro detto. Mentre slegavano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché slegate il puledro?». Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno».
Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo:
«Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore.
Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!».
Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».
INGRESSO nella GRANDE SETTIMANA
Questa gente che accoglie in festa il Signore, siamo noi. Noi, contenti di essere cristiani e di riconoscere Gesù che entra in città, in casa, nella vita. Un momento dopo possiamo girargli le spalle. Di solito non con cattiveria, ma per superficialità: subito qualcosa ci distrae, subito c’è un’altra cosa da fare. Nella settimana santa che si apre oggi, Gesù ci invita a guardarlo, pensarlo, seguirlo. Come si guarda, si pensa e si ama un familiare, un amico: il Dio Figlio, nostro fratello che ci ama fino a dare interamente - e dolorosamente - se stesso.
L’ULTIMA CRONACA del sentiero fiorito
Gli avvenimenti della giornata si rincorrono come le serpentine di un sentiero di montagna.
Vedi ieri la Via Crucis dalla Madonna del Sagraeto fino ai quattordici quadri della Cattedrale.
Vedi ieri sera quello strano incontro del Vangelo che ha messo una ventina di persone sorprese, di fronte a una domanda: Gesù presente ora, dove lo cerchi? Come la nostra storia ce l'ha fatto incontrare, ce lo fa seguire? Quale concretezza attraverso una comunità, delle persone, dei testimoni? Chi seguiamo, chi guardiamo. Domande urgenti, sospese, che creano un fremito e aprono una strada.
Vedi stamattina, con quella ventina di ragazzini che hanno fatto il percorso del Giubileo in preparazione alla Prima Confessione che faranno stasera. E poi hanno visto il filmato di Nennolina, attenti. Mi sembravano molto diversi dalla solita distrazione o forzatura o forse dalla noia del catechismo del pomeriggio.
Hai l'impressione di qualcosa che stia accadendo ora. Un cristianesimo che accade, magari a barlumi, a piccoli lampi. Come l'sms di ieri sera, di una famiglia che ringraziava per lo 'strano' incontro di Vangelo, o stamattina dei due coniugi che scrivono. "E' da quando ci siamo alzati che io e mia moglie stiamo riflettendo sulle parole di ieri sera. Quanto prima condivideremo le nostre riflessioni".
Chi sei tu, Signore, che vieni a muovere e turbare la nostra vita, che imperversi ancora dentro la nostra quiete??
Sabato 19 marzo – San Giuseppe
Vangelo secondo Matteo 1,16.18-21.24
Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore.
GIUSEPPE, UN UOMO
La festa di san Giuseppe è un respiro. Incontriamo un uomo concreto, innamorato, sposo, padre. Giuseppe viene preso dentro avvenimenti che si svolgono nella massima discrezione, e che pure segnano una storia nuova. Egli può fidarsi di Dio che gli parla in sogno, poiché nello stesso tempo non riesce a dubitare di Maria, l’amata. La sua piccola vita si mette tutta a disposizione di Dio, che viene a stare con noi per morire e risorgere. Dio non fa mai tutto da solo e il sì umano gli permette di fare cose grandi.
Settimana Santa: la Sua, la nostra
La Settimana Santa arriva veloce con il vento della primavera. Con una certa fretta ne prepariamo i riti, scuotendoci da distrazione e lontananza, sorpresi dal fiorire dei peschi a lato del parcheggio; la magia della primavera è apparsa all’improvviso. Il Giubileo che continua a riempire la Cattedrale rinnova la percezione che la liturgia non è un calendario di scadenze abitudinarie e di riti impacchettati in formato standard, ma un fatto che accade. La Quaresima ci scuote con la misericordia, la parola del Vangelo e gli avvenimenti che premono. Al venerdì la preghiera della misericordia e il cammino della Via Crucis innalzano lo sguardo al Crocifisso. Il figlio prodigo torna a casa e viene abbracciato dal padre, e la donna sorpresa in adulterio è salvata in extremis da Gesù: la porta della Misericordia si spalanca per tutti. Lo sarà anche per i profughi che premono alle frontiere degli stati? La nostra ‘civiltà mediterranea e moderna’ allestisce pigramente nuovi lager fatti di vento, pioggia, fango, filo spinato, respingimenti. L’Europa si confonde sul senso della vita, della nascita e della morte, dell’amore e della famiglia. Si può vivere così?
Entriamo nella Settimana santa da un'arcata di gioia e trionfo, con Gesù a dorso d’asino, acclamato da grandi e piccini. E’ un breve lampo. Subito il Vangelo mostra l’Uomo condannato e ucciso. La sua vicenda si ripercuote nei nostri entusiasmi e clamori, nei nostri egoismi e tradimenti. La memoria di Gesù che patisce e risorge ci conduce a ritrovare noi stessi, ripercorrendo le fibre del nostro passato e riaprendo la promessa del futuro. La liturgia non è una finzione di teatro; si intreccia con gli avvenimenti e diventa un paragone e una grazia, una sorgente e un albero di vita. Ai tempi delle persecuzioni, nelle prigioni, nei lager e nei campi di sterminio il furtivo gesto liturgico divenne radice di libertà e di caritá. Nel rigore e grigiore dei tempi di Stalin, e nel tacito collaborazionismo delle istituzioni religiose compromesse con la dittatura, la pratica liturgica divenne speranza di salvezza.
Oggi, nell'inverno religioso che ci disperde nelle nostre solitudini e rende i giovani inabili alla fede, la scadenza liturgica sorprende il popolo cristiano. I catechisti si affrettano a presentare la Settimana santa ai ragazzi, altre persone tagliano i rami di olivo, i cori preparano i canti, la carità rinverdisce le giornate e si industria a preparare ‘pacchi’ più sostanziosi; qua e là riemergono le adorazioni delle Quarantore, mentre la preghiera silenziosa o acclamata dei monaci nei conventi e dei cristiani nelle chiese celebra un Amore presente. “Che cosa hai a che fare ancora con noi, o Cristo?”
Nei giorni della Settimana Santa camminiamo nella passione e nella gloria di Cristo, nel sentiero dell'amore interamente donato. Domandiamo di immedesimarci con il cuore di Cristo, mentre partecipiamo alle celebrazioni e mentre studiamo e lavoriamo, mangiamo e riposiamo: perché rinasca l'amore alla vita, risorga la compassione verso l'uomo e il mondo riconosca il giorno della risurrezione.